Si legge da più parti sulla giusta necessità di cambiare abitudini:
niente abbracci, strette di mano, pochi spostamenti, e così via. Al di là dell’importanza
della prevenzione, come psicologa non posso sorvolare sull’importanza simbolica
che comporta questo profondo cambiamento.
Pensavo, proprio oggi – e, da qui, l’idea di questo pezzo -
, a quanto, fondamentalmente, siamo esseri routinari, che amano le proprie
abitudini… Ci ho pensato quando ho letto di figli che non spossono stare vicino ai propri genitori, perché fragili e vulnerabili. Ci ho pensato quando ho letto della dedizione di chi si sta occupando della nostra salute, rischiando di sacrificare se stesso. Ho pensato a loro, alle loro famiglie; ho pensato a chi è in quarantena, a chi si è autoisolato, a chi ha avuto e a chi ha paura. Ci ho pensato quando mia figlia, per la prima volta, ha svolto una lezione online, con le sue maestre che da un vetro hanno cercata di rassicurare i loro bimbi sulla delicata situazioone che stiamo vivendo. Ci ho pensato quando ho percepito, attarverso la mia congruenza, la surrealtà di tutto questo.
In tal senso, ho inziato a pensare al fatto che, sì, possiamo lamentarci del traffico, degli orari risicati,
delle riunioni di lavoro, dell’invadenza di una pacca sulla spalla, della
moltitudine, della fretta… Ma, quando manca tutto questo… Beh! Quando manca
tutto ciò, ci sentiamo persi, smarriti, confusi.
Privi di quella scansione temporale che, se è vero che spesso
ci soffoca e ci fa imprecare, allo stesso tempo ci appare rassicurante. Tremendamente
familiare. Perché, nonostante tutto, questi ritmi sono parte di noi e, nella
loro coerenza, ci offrono stabilità e sicurezza. Perché è attraverso questo
ordine che noi possiamo cercare di dare un certo controllo sulla nostra vita.
Anche la stretta di mano, una risata a meno di un metro di
distanza, il poter prendere un caffè nel solito bar sempre pullulato di gente si stanno trasformando, sempre più, in
piccole cose (forse un tempo scontate) dal valore incommensurabile.
Ed è quando si perdono, per lo meno per un tempo determinato e necessario,
queste piccole cose, che se ne riscopre il loro vero valore.
Fino a una settimana fa, davo per scontato la banalità di
stare tra la folla. Ora non più. Ora, non vedo l’ora di riprendere la mia vita,
la sua banalità di grande valore.
©Francesca Carubbi
www.alpesitalia.it
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