martedì 16 maggio 2023

Sulla scrittura e del perché ci salva


 Oggi, in un giorno estremamente piovoso di maggio, ho deciso di sistemare il mio archivio esistenziale: ho iniziato eliminando i miei blog superflui. I miei blog che non hanno più nulla da raccontare. Soprattutto, da narrare.

Eh sì! Perché lo storytelling o arte narrativa è il fil rouge del mio lavoro da psicoterapeuta: sto apprendendo sempre più la bellezza del tessere narrativo.

Come sostiene Bruner, da qui, siamo stati, siamo e saremo animali narranti.

Esseri viventi che cercano, nella loro precarietà dell'esistenza, un senso e un significato.

Allora, riconoscendomi appieno in un homo narrans, ho deciso di chiudere definitivamente alcune "finestre", per lasciare spazio alle mie vere passioni - la psicoterapia, le fiabe e la letteratura in genere.

Un felice connubio che mi permette di ascoltare il cliente che ho davanti, entrando appieno nella sua esperienza, per quanto l'empatia me lo consenta. 

Ascoltare, vuol dire, anche, saper vedere. Vedere ciò che l'altro scrive: propongo, in tal senso, veri e propri incipit amanuensi: che siano lettere di rabbia o missive ai propri genitori, questi strumenti consentono un'esplorazione non indifferente dei propri vissuti, in particolare quelli più difficili da esprimere, perché percepiti come oggetto di biasimo.

Scrivere permette di attingere al proprio sé più autentico; consente una simbolizzazione corretta della propria esperienza sino ad allora negata alla coscienza.

La scrittura, da qui, diviene benzina della nostra Saggezza Organismica (Rogers, 1951): aiuta, infatti, la sua espressione creativa, per troppo tempo sopita o soverchiata da costrutti aridi e inflessibili e, soprattutto, non propri ma ereditati alla stregua di un debito.

In tal senso, molte delle nostre sofferenze sono attribuibili a questioni non nostre; a miopi percezioni, culturali e sociali, della realtà; a giudizi sterili e umilianti; a sguardi invadenti e indiscreti; a parole che, se fossimo davvero saggi, non utilizzeremmo mai per noi stessi.

Ecco, allora, a cosa serve la scrittura: a riconnetterci con l'Universo, con la nostra verità più intima che nessuno può intaccare.

Scrivere alimenta il nostro empowerment, la nostra facoltà di scelta libera e responsabile.

Scrivere, in soldoni, ci salva.

Francesca Carubbi

psicologa - psicoterapeuta, Fano

Autrice e condirettrice, Alpes Italia, Roma