venerdì 13 marzo 2020

Di creatività e resilienza

Nel 2016 Marche, Umbria e Lazio furono colpite da un terribile terremoto. Un sisma che si è presentato con due fortissime scosse. L'ultima, come se non fosse bastato il terrore provocato dalla prima, creò forse ancora più paura, perché avvenuta dopo circa due mesi dal primo evento e perché la sua durata fu davvero impressionante.
In quell'occasione, come dico sempre, nacque la mia prima fiaba dedicata all'emergenza: "Il gigante Freddolone" (Carubbi, 2018; 2020). Un racconto immediato, che, seppur raccontato con voce tremante, ha avuto il potere di spiegare a una bambina di quattro anni, giustamente sorpresa e allarmata, cosa stava succedendo.
Uso questo esempio, per far comprendere quanto la creatività sia proficua fonte di resilienza, di autoconsolazione, di catarsi, di trasformazione del dolore e della paura.
Non a caso, affinché i bimbi possano elaborare un trauma, li si invita a disegnare, a inventare...
Perché la creatività, ossia la possibilità di attingere alle proprie risorse psichiche inventive, permette di costruire la realtà in cui si vive in una modalità di senso e significato.
Un modo, allora, proattivo, di porre un sano controllo attivo a ciò che ci sopraffa e ci può bloccare.
Perché? Per il fatto che, attraverso l'invenzione, non iniziamo a narrare (storytelling) ciò che abbiamo creato: diamo parola a quel prodotto che, in apparenza, è inanimato...
In tal senso, i bambini ci insegnano come, proprio grazie al pensiero animistico - il trasferire, animandoli, caratteristiche umane ad oggetti inanimati - le cose si connotano di un significato molto più digeribile, in quanto il bambino ci si può identificare e, da qui, elaborare i suoi timori.
Tornando a Freddolone, il fatto che sia stato antropomorfizzato in un essere vivo e parlante, ha permesso, con poche parole, un apprendimento fruibile: se, prima, non si sapeva cosa fosse una scossa sismica, poi, grazie all'identificazione con un personaggio fiabesco, il tutto non è solo divenuto conoscibile più facilmente, bensì le stesse emozioni di paura hanno potuto essere integrate alla cosicenza (Rogers, 1951), facendo sì che il nostro Organismo diventasse maggiormente resiliente nell'affrontare la difficoltà del momento. Perché la creatività è generativa di conoscenza e di
educazione affettiva.

© Francesca Carubbi

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