Ma qual è il motivo? Per il fatto che, come ci informa Rossi
(1994), nella prefazione de "Fiabe e Novelle Popolari Marchigiane"
(Gianandrea, Mannocchi, a cura di, cit. in Carubbi, 2019), le novelle, al di là
di ciò che si può pensare, non sono nate per allietare i fanciulli (le Fiabe,
che conosciamo noi, infatti, non sono altro che edulcorazioni zuccherine delle
versioni originali. Insomma, per paura di turbare le giovani menti, abbiamo
pensato, a torto, di eliminare il loro lato più recondito e arcano, quella
loro, come la definisce Antonella Castello, "altra metà"), bensì per
dare un senso ad una realtà, percepita, come ho scritto in PsicoFiaba (Carubbi,
2019), minacciosa e paurosa. La Fiaba, infatti, era "lo strumento
attraverso il quale si mantiene unita, la sera e la notte, la famiglia numerosa
e l'intero vicinato" (Rossi et al., a cura di, 1994, p. XV, cit. in
Carubbi, 2019), per cercare di difendersi dai pericoli percepiti.
In altri termini, da un punto di vista Rogersiano, se
vogliamo vedere la Fiaba come strumento di collante di comunità (Carubbi,
2019), il racconto magico è stato partorito come il tentativo di costruzione di
una realtà (Rogers, 1980) pensabile, che potesse, in altre parole, donare un
significato e un senso ai timori di una data popolazione.
In tal senso, le Fiabe vengono generate, come ci insegna
(Propp, 1928; 1946), in determinati contesti culturali e sociali (anche se non
dobbiamo dimenticare, come ci insegna l'Autore, che la "Fiaba non è
cronaca"), contraddistinti da eventi nefasti, come, ad esempio, carestie,
guerre e, aspetto molto attuale, epidemie.
In tal senso, riprendendo le Fiabe Tradizionali Italiane
(per chi vuole approfondire, consiglio sempre i Volumi curati da Italo
Calvino), c'è un racconto siciliano molto interessante "Il Balalicchi con
la rogna". Racconto che, in termini fantastici, cerca di esorcizzare e
dare sfogo alle paure legate alla malattia. Come? Attraverso un "lieto
fine" (Bettelheim, 1975) di riscatto e di rivincita del protagonista, Don
Pidduzzu, il quale, preso prigioniero dal Turco Balalacchi, viene liberato
grazie al potere di guarigione del suo balsamo (Una versione del racconto, la trovate in "Fiabe Italiane" Volume Terzo, Italo Calvino, a cura, di, Mondadori, Ristampa anno 2009).
In tal senso, la Fiaba contiene elementi simbolici
importanti, riguardanti non solo la paura del morbo, ma anche quella del
Diverso e dello Straniero: Balalacchi, quando sa, infatti, che Don Pidduzzu è
siciliano lo fa rinchiudere, perché non si fida. Ma, ecco la Saggezza della
Fiaba, sarà proprio il balsamo del siciliano a farlo guarire.
Ecco, allora, perché le Fiabe sono virtuose: perché, come
scrissi tempo, fa sono un antidoto all'ipocrisia, all'illusione che l'Altro sia
diverso da me o che sia mio nemico; o, come ha scritto Pietro Petrini su
Avvenire che "l'Altro siamo noi".
©Francesca Carubbi
www.psicologafano.com
www.alpesitalia.it
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