I nonni lo sanno bene: sanno cosa va tolto e cosa no.
E ciò che va conservato viene riposto, con cura, dentro scatole e bauli.
Che sanno di lavanda, di canfora. Di un profumo inconfondibile.
Le stesse fotografie, ingiallite e in bianco e nero, parlano di quella grazia nel preservare dal tempo inesorabile, le testimonianze.
I nonni lo sanno. Sanno quanto sia importante trasmettere i ricordi. Anche quelli che fanno male. Perché da questi si impara.
I nonni sanno anche quando e cosa gettare vai. Cosa togliere. Cosa non serve più.
Nonni come inconsapevoli psicoterapeuti.
Checché se ne pensi o se ne dica, infatti, la psicoterapia è un'arte, difficile e meravigliosa, tra il togliere e il conservare.
Un togliere, inteso come lo spogliarsi del superfluo; di eredità che non ci riguardano; di problemi e questioni non nostri.
Un togliere, inteso come lasciare la presa. Anche se fa male. Anche se ci devasta e ci destabilizza. Ma che, poi, ci salva. Inesorabilmente.
Un conservare, inteso come appropriarsi di ciò che ci riguarda; di ciò che è sempre stato nostro ma non ce ne siamo mai resi conto: delle nostre emozioni, preziose bussole interiori; dei nostri valori; delle nostre idee sul mondo e sulla realtà che ci circonda.
Un conservare, inteso nel dare onore a ricordi ricostruiti, rimodellati, redivivi.
Un conservare, inteso come riscoperta di Sé; della nostra autenticità; della propria libertà responsabile di scelta. Nel bene e nel male.
Un riappropriarsi della propria Storia. Della propria Fiaba personale.
La psicoterapia, allora, è un ritorno a Casa. Un ritorno fatto di tagli e cuciture. Di ferite e cicatrici. Di ostacoli, cadute e tentativi di risalire la china (Carubbi, 2012).
La psicoterapia è l'arte sapiente del riconoscere ciò che va messo via, come ci insegna Ligabue, e ciò che, al contrario, va custodito con Amore.
Francesca Carubbi
Psicoterapeuta e Autrice
www.alpesitalia.it
www.psicologafano.com
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